The One-Child policy, social pressures and patriarchy
They are precious, gold for those who want to get married and create a family, and yet they still need to be heard.They are women.
What it’s like to be a woman in China?
In the long history of China, the conception of women changed a lot. Certainly, the women of the upper class had a different treatment compared to the one who came from the lower classes. However, the sad global phenomenon known as “Sexism” has never ceased to exist.
Since the ancient times, families from all over the world favoured sons over daughters, because they were seen both as a strong source of labour force and as a concrete possibility of inheriting the family name. There is even an old Italian motto that consists of wishing married couples “Joy and male heirs”.
Luckily, nowadays many countries have stopped sharing this idea, even in China the situation is getting better day by day, even though it is still one of the most sexist countries in the world.
Up to the present day, China has taken many actions to change things.
The communist party has fought with success in these years to create a female working class.
Furthermore, Mao Zedong policy helped by promoting the figure of a strong woman, who supported the development of the society, and so for the first time being a housewife was not an obligation anymore, and women could finally aspire to a new revolutionary model, the “Iron Girl”, a strong and hardworking, educated woman.
Nowadays, in China, women are still considered socially inferior to men, because the patriarchal society is very resilient, so, even if the women are working and having a successful career, they are still succumbing to the social pressure, especially if they are unmarried.
The single over 25 years old women are called shèng nu (剩女), which literally translates to “leftover women”, a bad and unfitting word which causes so much shame to the family itself. But in reality, women are stronger than what we imagine, so strong they can crash any kind of discrimination.
Being a woman, means to prove every single day the fact that they are as good as men, not only in China. Even though many countries are reaching gender equality, it is still a problem in many others.
If there is even one single woman oppressed by patriarchy, then no woman in the whole world will be really free.
Today, 8th of March, the International Women’s Day, I invite you to reflect on this.
Written by Yuan Lucy Lu
Translated in English by Yuan Lucy Lu and Michele Fogliata
Il trentennio della politica del figlio unico, pressioni sociali e patriarcato.
Sono poche, circa 33 milioni in meno rispetto agli uomini. Sono preziose, sono oro per chi, raggiunta l’età giusta, desidera sposarsi e crearsi una famiglia. Sono da proteggere, da formare, da ascoltare e tutelare. Sono donne.
Cosa vuol dire essere donna in Cina?
La posizione della figura femminile nella lunga storia della Cina ha sempre subito variazioni da dinastie a classi sociali. Sicuramente le donne dell’alta società ricevevano, nell’ambito sociale, più attenzioni rispetto a quelle nate in realtà più povere. Tuttavia, non si può negare la presenza del sessismo, un fenomeno tristemente universale.
Sin dai tempi più antichi, in tutte le realtà sociali, si è preferito avere figli maschi. Le ragioni sono molteplici. Tra le tante, si distinguono la visione dell’uomo come fonte di forza lavoro e la possibilità di portare avanti un cognome, una dinastia, una famiglia. Avere un figlio maschio era visto come un lusso, tant’è che, anche in Italia, si usava molto spesso dire “auguri e figli maschi!”.
Fortunatamente, questa concezione è tramontata in molti paesi, e anche in Cina la situazione va migliorando, anche se è ancora presente nella lista dei paesi più sessisti al mondo.
Fino a oggi, la Cina si è impegnata nel tentativo di cambiare le cose. Il partito comunista, soprattutto, ha lottato con successo per inserire le donne nel mondo del lavoro. La politica comunista di Mao, inoltre, promuoveva la figura della donna forte che partecipava alla vita economica e politica al fine di contribuire allo sviluppo della nuova società che si andava instaurando. Fu la prima volta che la figura della casalinga uscì dagli standard femminili per uno completamente nuovo e rivoluzionario: quello della «donna d’acciaio», militante, operaia, lavoratrice, scienziata.
Ancora oggi, le donne sono viste socialmente inferiori agli uomini. La società patriarcale in Cina è da sempre molto accentuata: anche se lavoratrici, il destino di dover per forza costruirsi una famiglia è un obbligo da cui difficilmente possono scappare. È usanza chiamare le donne single, dai 25 anni in su, 剩女 (Shèng Nü), letteralmente “Donne Avanzo”, un neologismo duro e sminuente, che incute così vergogna ai genitori tanto da partecipare ai “Mercati delle donne” (veri e propri market in cui i genitori presentano fotografie e informazioni sulle proprie figlie nel tentativo di trovare futuri generi).
Ma le donne sono forti, più di ogni forma di discriminazione. Sono sempre di più, infatti, le donne imprenditrici, le donne single e indipendenti, le donne che scelgono di trovare l’uomo giusto anche al costo di essere viste come Shèng Nü.
Essere donne vuol dire provare ogni giorno di essere all’altezza degli uomini, non solo in Cina. Anche se, la parità dei sessi va via via a realizzarsi in quasi tutti i paesi, rimane ancora un problema in molte parti del mondo.
Finché c’è una singola donna sottoposta alle ingiustizie del patriarcato, nessuna donna al mondo è veramente libera. Oggi, 8 Marzo, il giorno della Festa Internazionale della Donna, vi invito a riflettere su questo.
Scritto da Yuan Lucy Lu
Tradotto in Inglese da Yuan Lucy Lu e Michele Fogliata